Eh sì, l’estate è bella, ma anche molto calda, specialmente se si vive in città! Se non siete scappati al mare e non avete idea di cosa fare per trovare un po’ di sollievo dal caldo afoso della pianura, vi consiglio io dove andare a Ferragosto: in Appennino Modenese! E più precisamente al Lago della Ninfa, a Sestola, immersi nella natura e godendo dell’aria fresca. Così, giusto per darvi un’idea: 10 agosto, 18° e felpe!
Lago della Ninfa
Il lago della Ninfa è un suggestivo ed incantevole laghetto che si trova ad una quota di 1.503 metri, alle pendici nord-orientali del Monte Cimone. Circondato da faggete e boschi di conifere è un ottimo punto di partenza per svariate passeggiate ed escursioni nei dintorni. Ma soprattutto è il luogo perfetto se cercate refrigerio dalla calura della città.
Perché si chiama Lago della Ninfa? Il nome deriva da un’antica leggenda che narra di un giovane cacciatore che un giorno giunse alle rive del lago. Stanco, si sedette per rinfrescarsi il volto con l’acqua, quando un’apparizione incredibile affascinò la sua vista. Sull’altra riva del lago era apparsa una fanciulla incredibilmente bella, che guardò il cacciatore fissandolo con i suoi occhi verdi. Il ragazzo ne rimase sconcertato e l’amore divampò in lui immediatamente. La giovane guardò ancora il cacciatore, rise e si allontanò, scomparendo rapidamente. Allora egli la rincorse affannosamente, in un vano inseguimento. Ai carbonai che incontrava chiedeva notizie. “E’ la ninfa che si pettina al sole” rispondevano i carbonai, “una creatura malefica”. “Guai a chi si innamora di lei: è perduto!”. Così dicevano i carbonai, ma il giovane non credette loro. Ritornò il giorno successivo al lago, ed ecco che ancora la creatura meravigliosa gli apparve sull’altra sponda. Così accadde per vari giorni; ma una volta il giovane, non sopportando più quel gioco crudele, le urlò il suo amore. Lei allora lo guardò a lungo con i suoi occhi verdi trasparenti e gettò sul lago per magia un iridescente ponte di cristallo, indirizzando al giovane un canto dolcissimo. Il cacciatore si lanciò incontro alla bella ed era già a metà del ponte, quando questo si dissolse ed il promesso bacio della fanciulla ebbe il sapore delle gelide acque del lago. La morte del giovane riportò il silenzio sugli alti prati dominati da aspre montagne. I carbonai commentarono variamente l’accaduto. Alcuni dissero che la ninfa, per punizione, era stata tramutata in dura roccia. Altri invece affermarono che la fanciulla si pentì e, disperata, volle affidarsi all’innamorato nello stesso abbraccio di morte: si tuffò, anch’essa nelle acque ghiacciate e morì. Da allora avviene, talvolta, che si possano vedere sulla superficie del lago, fluttuare due nuvolette vicine. Certamente la leggenda non fa che aumentare il fascino e la suggestione di questi luoghi e del lago stesso che, a prescindere dalla storia appena narrata, riesce comunque a donare momenti emozionanti e autentici a contatto con la natura di queste montagne in buona parte selvagge e misteriose.
Adventure Park Cimone
Se amate l’adrenalina ed il divertimento, sempre immersi nella natura, vi consiglio di fare un salto all’ Adventure Park Cimone, a pochi passi dal lago. L’ingresso al parco è gratuito e si pagano le singole attrazioni che si sceglie di provare: il Funbob, i Percorsi Avventura per adulti, bambini e ragazzi, i ponti tibetani, i gommoni, i tappeti elastici e tanto altro.
Sul sito adventureparkcimone.it troverete tutte le informazioni riguardanti i prezzi e le descrizioni delle singole attrazioni. Per i bambini e i ragazzi, a seconda dell’altezza e della fascia d’età, ci sono dei fantastici percorsi da fare con imbragature e caschetto tra ponti tibetani e carrucole.
Se invece volete fare un percorso più rilassante, potete prendere la seggiovia per salire e godervi il paesaggio.
Dove mangiare
All’arrivo della seggiovia del Lago della Ninfa, a 1700 metri d’altitudine, troverete una terrazza attrezzata di tavoli e panche e con uno splendido panorama sul Monte Cimone. Potrete decidere di mangiare presso il punto ristoro per gustare prelibate specialità per pranzo come hamburger, gnocco fritto con salumi e formaggi, polenta, panini con salsiccia e tanto altro. Oppure potete portare con voi un telo e godervi il pranzo seduti sui prati adiacenti in pieno relax e tranquillità, ricordando sempre di mantenere la montagna pulita riponendo i rifiuti in una borsina.
Il borgo di Sestola
Se come me amate visitare i borghi, non potete perdervi una passeggiata nel paese di Sestola, a 1.020 metri sul livello del mare, quindi non soffrirete il caldo, ve lo assicuro! Il borgo di Sestola è strettamente legato al Frignano, un’ampia porzione di territorio dell’Appennino Modenese abitato in passato dai Liguri Friniati. Questo antico popolo italico che ha dato nome alla zona, è ricordato con orgoglio perché da solo resistette a lungo ai romani, mantenendo una propria autonomia. La storia ufficiale di Sestola inizia nel 753 d.C. a questa data risale infatti il primo documento scritto. Siamo in epoca longobarda e re Astolfo cede così il Castrum Sextule all’Abbazia di Nonantola, fondata qualche tempo prima dal cognato.
Nel 1264 i Montecuccoli posero Sestola sotto la loro influenza feudale ma dopo alterne vicende Modena riuscì a portare sotto il suo potere i comuni del Frignano e Sestola diventò capoluogo della Provincia di Frignano. Sul finire del Milleduecento in queste zone arriva il dominio della famiglia Estense che provoca comunque rivolte dei Montecuccoli e di Bologna. Dal 1336 con gli Estensi a Sestola si vive un periodo di tranquillità e la Famiglia decide di premiare il borgo per la sua fedeltà, esentando il popolo dal pagamento delle tasse per due anni.
Nel 1521 Sestola viene occupata dalle truppe pontificie e solo alla morte di Papa Leone X riuscirono a riportarla sotto il controllo estense. Fu Alfonso II d’Este a volere la ricostruzione di Sestola ma pretese che il borgo venisse adattato alle nuove esigenze militari e che si costruisse un impianto difensivo. Venne innalzata quindi una cinta muraria, protetta a sua volta da un fossato e da altre mura esterne. Tra il 1600 e il 1616 il borgo è stato nuovamente fortificato per via di alcune minacce provenienti da Lucca. Nel 1704 è caduto in mano alle truppe francesi per due anni. Dal 1742 al 1749 Sestola viene affidata al presidio del duca austro – sardo Francesco III.
Il 1797 segna la fine della dominazione estense, ormai precaria da tempo. Sestola passa ancora una volta in mano ai francesi che ripulirono la città di stemmi gentilizi ed epigrafi legate al suo passato. Nel 1801 per volere di Napoleone Bonaparte viene eliminata anche la Provincia di Frignano. Terminato questo periodo storico, con la Restaurazione Sestola torna sotto la protezione del Ducato di Modena e in questo contesto la sua Rocca viene trasformata in prigione. Così è stato fino al 1866.
Dopo un decennio di abbandono, nel 1876 il Governo italiano decide di acquistare la Rocca di Sestola e di trasformarla in un istituto per bambini rachitici. Per la prima volta viene preso in considerazione la salubrità del clima di questo borgo. Quando la notizia si diffuse a Sestola c’è stato un nuovo fermento edilizio, caratterizzato soprattutto dalla costruzione di ville e residenze estive.
Castello di Sestola
Il Castello di Sestola si erge su un alto sperone roccioso da cui domina sulla città e sulle vallate circostanti. La presenza di questa Rocca è conosciuta già nel 735 d.C ma probabilmente la sua costruzione è anche più antica. Nel 1337 Obizzo III d’Este lo fece diventare la roccaforte estense più importante del Frignano. Qualche secolo dopo, sempre sotto la signoria degli Estensi, con Alfonso II il castello cambiò radicalmente la sua immagine, adattandosi ad un uso prettamente militare. Venne costruito un edificio a pianta stellare con mastio a strapiombo, questo offriva un profilo difensivo migliore e rafforzava la potenza delle armi da fuoco, introdotte in quegli anni.
La corte del Castello accoglie anche L’Oratorio di San Nicola, con il campanile a vela al centro della facciata, la canonica in cui spicca un portale con stemma in pietra arenaria. Qui si trova anche la Palazzina del Comandante, sede del governo militare della fortezza, costruita nel ‘Cinquecento, e la Torre dell’Orologio, sempre di questo secolo, con ancora la campanella funzionante.
La Rocca ha più volte cambiato destinazione d’uso, nella prima metà dell’Ottocento è stata una prigione e poi a partire dal 1876 è stata trasformata in un istituto per pazienti affetti da rachitismo. Da alcuni anni le porte del Castello di Sestola si sono aperte alla cultura, qui oggi si trovano i musei del borgo.
Il Museo della Civiltà Montanara ha una collezione di oggetti che raccontano la quotidianità e il lavoro delle popolazioni dell’Appennino Modenese.
Il Museo degli Strumenti Musicali Meccanici custodisce circa centoventi strumenti, realizzati tra il ‘Seicento e i nostri giorni. Molti di questi sono ancora funzionanti e vengono fatti ascoltare durante le visite.
Infine c’è la “stanza dei ricordi” omaggio a Teresina Burchi Reiter, Soprano nata a Sestola che nel ‘Novecento è stata una della principali interpreti di Wagner. Qui sono conservati vestiti di scena e importanti documenti.
Progetto Viaggi.Cibo.Emilia
Come di consueto, vi invito a visitare anche i blog delle mie colleghe del progetto Viaggi.Cibo.Emilia che ci consigliano luoghi rilassanti in cui rinfrescarsi vicino a corsi d’acqua nelle varie province emiliane. Libera ci porta alla scoperta di Castel dell’Alpi, non lontano da Bologna, nella parte dell’Appennino bolognese confinante con il versante toscano. Chiara ci farà scoprire il Bosco della Mesola, in provincia di Ferrara, dove è anche facile incontrare i meravigliosi cervi che popolano la zona, il mio sogno! Aura, guida ambientale escursionistica, ci svelerà una zona balneabile in provincia di Parma, precisamente alle cascate di Masanti di Sotto. Infine Giovanna ci fa conoscere la provincia di Reggio Emilia ed in particolare le Fonti di Poiano e le acque terapeutiche. Vi auguro buona lettura e vi ricordo che potete seguirci su Instagram ed usare #viaggiciboemilia se seguirete uno dei nostri consigli, magari a Ferragosto!